La mia passione

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domenica 16 marzo 2014

Visitando Cantine: Castello della Sala


Oggi voglio raccontarvi di una delle ultime aziende vinicole visitate Castello della Sala di proprietà dei Marchesi Antinori. Un angolo di paradiso situato in nei pressi di Orvieto in Umbria a poca distanza dal confine toscano. Il Castello della Sala attualmente produce sei etichette diverse: il Cervaro della Sala, il Muffato della Sala, il Pinot Nero, il Bramito del Cervo che rappresenta il vino di ricaduta del Cervaro prodotto con vigne più giovani, il Conte della Vipera prodotto a partire dal 1995 con la collaborazione di Piero Antinori e Patrick Dusset al fine di produrre un vino da Sauvignon Blanc e infine il San Giovanni della Sala che è un Orvieto Classico avente lo scopo di rilanciare questo vino oggi alquanto declassato; tuttavia, il costo in media triplo di quello di un Orvieto rende più difficile la commercializzazione.

 
Storia

Il Castello della Sala è una fortezza medioevale che sorge su un promontorio tufaceo. E’ stato acquistato nel 1940 da Niccolò Antinori padre dell’attuale Piero. Il castello venne costruito nel 1350 per Angelo Monaldeschi. La nobile famiglia Monaldeschi di origine longobarda, era molto numerosa ma anche molto cruenta tanto da farsi guerra gli uni con gli altri per il controllo di Orvieto. Da qui Angelo e i suoi tre fratelli presero la decisione di dividere la famiglia, di adottare ciascuno un nome di animale e di creare un clan feudale. Il fratello maggiore si chiamò Monaldeschi della Cervara, un altro del Cane, quindi dell’Aquila e Angelo che era il più cruento della Vipera. Nel 1437 Gentile, nipote di Angelo Monaldeschi della Vipera, un guerra fondiario, tenne per dieci anni la città sotto la propria tirannia.
 
Il papato che risiedeva ad Orvieto cercava di mitigarlo ma il Monaldeschi decise di costruire la grande torre medioevale per fortificare il castello posto in fondo ad una valle dove risiedeva. Sala dall’antico longobardo significa “casa di campagna” e pertanto il castello fu costruito per scopi diversi. Alla morte di Gentile Monaldeschi a seguito delle truppe del papato, per il castello inizia un periodo di pace grazie al matrimonio tra il figlio di Gentile Monaldeschi e Giovanna della Cervara che iniziò la restaurazione dello stesso. Alla morte del marito non avendo prole, Giovanna, dona il castello alla chiesa a cui rimane per 300 anni fino alla confisca da parte dello stato avvenuta con l’unita d’Italia. Quindi passa a due privati per essere acquistato nel 1940 dal marchese Niccolò Antinori ed oggi ospita le famose Cantine Conte Antinori. La famiglia Antinori è legata alla Toscana vinicola dal 1300 e volendo ampliare la gamma dei propri vini erano decisi a produrre vino bianco ma non lontano dalla Toscana e pertanto scelsero l’Umbria ed in particolare l’areale di Orvieto, il Castello della Sala.
 

Terroir

Il Castello della Sala è situato nei pressi di Orvieto dove l’Umbria confina a nord con la Toscana e a sud con il Lazio, in una valle con due laghi importanti, quello di Corbara e quello di Bolsena. I due bacini garantiscono una fitta concentrazione di umidità che si traduce in fitta nebbia fondamentale per lo sviluppo della muffa nobile. I vigneti si estendono su un suolo argilloso molto ricco di fossili del Pliocene di origine sedimentaria e vulcanica.

 
Vigneti

La tenuta si estende su 500 ettari di cui 300 a riserva di caccia e circa 160 a vigna, principalmente Chardonnay e Sauvignon Blanc con un pizzico di Pinot Bianco, Viognier, Riesling, Traminer e Grechetto. I vigneti sono posizionati ad un’altitudine compresa tra i 200 e i 400 m lungo il fiume Paglia. La vigna è coltivata interamente a cordone speronato con una densità di circa 5500 ceppi ed una resa quasi sempre al di sotto degli 80 ql per ettaro. A monte invece, sulla collina terrazzata denominata “Consola”, l’impianto di Pinot Nero di circa 7 ettari posizionato tra i 340 e i 460 metri slm.

 
 
 


Cantina

L’attuale cantina, costruita tra il 2004 e il 2006, è stata realizzata sull’idea del Cervaro il vino di punta dell’azienda. Sotto l’aspetto tecnologico è tra le più moderne se non la più moderna per la produzione di vini bianchi. Le uve che arrivano dai vigneti vengono scaricate nelle tramoggie dove per caduta finiscono al piano inferiore senza l’ausilio di pompe e dove vengono diraspate. Nel piano inferiore, le uve Chardonnay per la produzione del Cervaro e del Bramito vengono immediatamente raffreddate e così avviene per il mosto all’interno di un macchinario che tramite l’anidride carbonica che si espande garantisce una pressione interna che ripompa il tutto all’interno di vasche orizzontali al cui interno ci sono delle griglie e dove avviene la macerazione a freddo ad una temperatura di circa 10° C per un tempo che varia tra le 4 e le 10 ore in funzione delle annate e del grado di estrazione che si vuole raggiungere. Tali vasche sono chiamate Statibreiner. Al termine della macerazione si apre una valvola che permette di raggiungere dei serbatoi dove avviene la prima decantazione statica. Tale processo rappresenta la prima fase per le uve Chardonnay per la produzione del Cervaro e del Bramito. Al termine della macerazione a freddo e dopo l’avvenuto drenaggio statico, le bucce che contengono mosto con caratteristiche interessanti vengono inviate ad una pressa dove a seconda della pressione di esercizio si avranno diversi livelli di mosto diversi dal mosto fiore. Nel momento del blend si decide quante frazioni di mosti di pressatura andranno aggiunte al mosto fiore perché comunque essendo più ricchi devono essere ben dosati. Il secondo fiore deriva da frazioni sottoposte ad una pressione da 0,2 a 0,4 bar, il terzo fiore da 0,4 a 0,8 bar e da 0,8 a 1,8 bar infine si ottengono torchiati che non vengono utilizzati in azienda ma che vengono venduti ad altre cantine in quanto non aventi caratteristiche considerate idonee. A Castello della Sala esistono due diverse tipologie di Chardonnay. La differenziazione inizia dal vigneto, le vigne giovani vengono utilizzate per produrre il Bramito, tuttavia, le stesse nel tempo potrebbero andare bene per il Cervaro. Il motivo della scelta è legata a diversi fattori, infatti, le piante giovani hanno bisogno di sfogare la loro produzione perché se vengono costrette a creare pochi grappoli non si ancoreranno mai bene al terreno perché intente a tirare quel minimo di acqua e di sali necessario a creare pochi grappoli; di conseguenza le radici rimarrebbero molto superficiali. D'altronde se viene chiesto alla pianta di produrre maggiori frutti questa chiederà più sostanze e quindi l’apparato radicale tenderà ad approfondire nel terreno. Nel tempo ad una pianta ben ancorata è possibile chiedere meno e quindi produrre grappoli pronti per la produzione del Cervaro. Altra differenza è nella vendemmia che avviene manualmente per il Cervaro mentre è meccanizzata per il Bramito.

 

Purtroppo le cose belle finiscono rapidamente ma di questo viaggio oltre all’azienda ricorderò le parole precise e di estrema competenza che mi ha donato l’enologo il dott. Riccardo Cotarella, uomo dotato di una spiccata energia e vivacità intellettuale che mi hanno colpito profondamente.

Nei tre prossimi servizi analizzerò nello specifico tre etichette dell’azienda: il Cervaro della Sala, il Muffato della Sala e il Pinot Nero.

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