La mia passione

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sabato 29 marzo 2014

Degustazioni: Pinot Nero Umbria IGT 2008 Castello della Sala


Per la produzione del Pinot Nero si effettuano dalle due alle tre raccolte per scegliere solo i grappoli migliori che portati in cantina vengono posizionati sui nastri trasportatori dove verrà effettuata un’ulteriore cernita e successivamente inviati alla pigiadiraspatrice che diraspa e pigia in modo soffice. Il vigneto del Pinot Nero è a 400 m di altitudine e il vitigno matura perfettamente ed è sottoposto ad un processo di macerazione controllato. Al termine della fermentazione alcolica, sfruttando la gravità, il vino viene sceso direttamente in barricaia dove in parte entra in barrique nuove e in parte di secondo passaggio. La temperatura della barricaia, dove avviene la fermentazione malolattica, è di 16° C, quindi fresca.
 

Degustazioni: Pinot Nero Umbria IGT 2008 Castello della Sala

E’ prodotto a Castello della Sala dal 1988 ma la prima annata interessante è risultata quella del 1990. E’ il vino più difficile da produrre ma anche il più interessante per gli enologi. Il Pinot Nero è caratterizzato da grazia, sensibilità e dolcezza quindi, femminile nell’approccio e nella setosità ma con una spina dorsale forte, di acciaio che lo rende intenso e saporito. L’obbiettivo è realizzare un ottimo vino ma non avente lo stesso peso internazionale del Cervaro. Le condizioni presenti al Castello della Sala sono ottime per produrre un buon Pinot Nero ma non sono adatte a realizzare un vino di primissimo livello. Le vigne utilizzate per produrlo sono del 1994. Di colore rubino dai riflessi granato presenta profumi esili all’inizio che tendono ad aprirsi con il tempo con una matrice fruttata di lampone e ciliegia, di terra bagnata e di mineralità. Si avvertono accenni floreali e di erbe aromatiche. All’assaggio troviamo una bella freschezza e sapidità con un tannino delicato e un ritorno fruttato e minerale. E’ un vino immediato ma la sfida è capire se fra 4-5 anni si avvertiranno delle note evolute. Attualmente si avvertono delle ottime basi in termini di qualità del frutto e del tannino setoso tipico del vitigno.

Degustazioni: Muffato della Sala Umbria IGT 2007 Castello della Sala


Il Muffato dell’azienda Castello della Sala è un vino dolce ottenuto da uve botritizzate. La Botrytis Cinerea o “muffa nobile” è un fungo che si riproduce in climi caldi ma umidi. L’umidità alternata al calore determina le condizioni ideali di sviluppo che fanno si che le spore aderiscano alla buccia dell’uva e si nutrano dell’acqua e dell’umidità presente all’interno del frutto. Le spore, arrivano a divorare anche cinque sesti dell’acidità e un terzo dello zucchero garantendo un succo concentrato in una polpa appiccicosa e molto dolce. Tuttavia, in vigna la crescita della Botrytis non è un evento regolare e prevedibile e pertanto la vendemmia può protrarsi per diverse settimane. In Francia, a Sauternes, si parla di tries, cioè scelte e la scelta riguarda la raccolta degli acini perfetti ovvero quelli perfettamente attaccati. Quando nel 1932 la zona di Orvieto fu delimitata, la specifica di uve prodotte con uve ammuffite fu prevista nella legge di delimitazione del professore Garavini che già ottanta anni fa indicava delle zone delimitate rappresentanti le attuali DOC. La prima annata di Muffato del Castello della Sala si ebbe nel 1971 e si chiamava Castello della Sala Abboccato. Nel 1973 venne fatto assaggiare, per la prima volta, nel primo congresso dell’AIS che si tenne ad Orvieto. Successivamente, in azienda si decise di reimpostare la produzione integrando le uve dell’Orvieto con uve più adatte alla botritizzazione come Sauvignon e Semillon. Così, nel 1986, nacque il Muffato. Il vino ha nel Sauternes il suo punto di riferimento anche se è diverso in merito alla solforosa. Per la produzione dei vini dolci la fermentazione viene bloccata o con il freddo o con la solforosa o per l’alcol quando vengono raggiunti livelli tali che automaticamente arrestano l’azione dei lieviti; tuttavia, se si vuole mantenere un vino dotato di una bella freschezza si usa o il freddo o la solforosa. Grazie ad una deroga comunitaria che permette concentrazioni di solforosa molto più alte, la produzione dei Sauternes viene guidata dalla stessa che permette di bloccare la fermentazione al momento desiderato; tuttavia, la solforosa, interviene anche gustativamente perché determina la produzione di acido solforico che abbassa il pH rendendo il vino più fragrante, più conservabile e meno ossidabile. Per il Muffato le dosi di solforosa ammesse sono molto più basse e inoltre si è cercato di creare un grande vino che potesse essere bevuto a bicchiere e non centellinato. Pertanto, il fine è stato di trovare un equilibrio tra la sensazione iodata tipica di un muffato con la componente più fresca e più fruttata; equilibrio che lo rende anche più utilizzabile nelle diverse applicazioni che possono svariare dall’aperitivo al post-pranzo. Sono state introdotte piccole percentuali di due vitigni, Riesling che dona acidità e Traminer che gli dona una piccola dote profumata al fine di ottenere un vino più accessibile e pronto per essere consumato in maggiori quantità. Il Muffato deve essere consumato dopo un periodo minimo di affinamento di cinque anni altrimenti risulta troppo fresco. Le uve utilizzate devono avere una buccia spessa come il Sauvignon Blanc, il Semillon e il Grechetto. Infatti, con uve dalla buccia sottile come il Riesling si verificherebbe il problema della rottura della stessa durante l’attacco della muffa.
 

Degustazioni: Muffato della Sala Umbria IGT 2007 Castello della Sala

L’azienda Antinori ha dedicato 30 ettari di vigneto al muffato. I vigneti si trovano situati in parte a fondovalle, in parte in media collina e in parte in collina in modo tale che in funzione dell’andamento stagionale si possa sempre produrre il vino. Infatti, se la stagione è molto umida la parte di fondovalle si butta e così se è secca si esclude la parte di alta collina. Tali fattori sicuramente determinano uno spreco naturale nella produzione ma hanno permesso di produrre il vino ogni anno a partire dal 1986 con cinque varietà di vitigni quali Sauvignon Blanc, Semillon, Grechetto, Traminer e Riesling e con l’aggiunta di piccole prove di Viognier che garantisce al vino una maggiore mineralità. Lo scopo è quello di trovare ogni anno un equilibrio con varietà che di anno in anno rispondono in modo diverso alla Botritys. All’atto della degustazione è risultato troppo giovane. Il colore è giallo paglierino, di grande eleganza e avvolgenza che non è legato alle note iodate o muffate tipiche che naturalmente si avvertono ma che non sono prorompenti, con note salmastre, minerali, mielose, di fiori gialli e fruttate. Al palato è avvolgente con una spinta acida e sapida dove manca la nota amarognola tipica della tipologia di vino. Di norma, la nota amarognola dipende da due cose o da un eccesso di anidride solforosa che è amara o da un difetto legato all’acidità che risulta troppo alta.

mercoledì 26 marzo 2014

Degustazioni: La nascita di un'icona: Cervaro della Sala


La produzione del vino è legata al processo di macerazione a freddo delle bucce. Tale processo produttivo che si svolge con temperature inferiori ai 10°C è iniziato nel 1981. In quegli anni tale metodo di produzione era considerato un’avversità perché i vini bianchi dovevano essere di colore bianco carta e i vini di riferimento erano il Galestro in termini di consumi e il Gavi in termini di qualità, vini orientati alla freschezza e alla fragranza ma con poca spina dorsale, vini puliti senza intensità. La ricerca dell’intensità, in quel periodo, voleva dire vini che dopo un anno erano maderizzati con colori prima oro e poi tendenti al marrone che ne decretavano la morte gustativa e, quindi, dato che la macerazione era una pratica che aumentava il livello di sostanze ossidabili e di conseguenza rendevano il vino più facilmente invecchiabile, era considerata avversa. La macerazione garantisce maggiori intensità perché le sostanze presenti nel vino sono concentrate principalmente nella buccia. In quel momento il Cervaro rappresentò l’unico vino italiano prodotto in quel modo mentre oggi la pratica è molto diffusa. L’enologo Cotarella ed il suo staff inventarono la tramoggia e l’utilizzo, per la prima volta, dell’anidride carbonica per il raffreddamento delle uve, il tutto alla ricerca di qualcosa che cambiasse le regole del gioco. Il Cervaro ha fatto questo andando a cambiare l’immagine dei vini bianchi dell’Orvietano che erano buoni ma nella mediocrità e andando ad affermarsi in Italia e all’estero per la sua costanza in termini di qualità annuale e per il suo percorso gustativo che raramente tradisce. Un vino che ha un suo filo conduttore che in parte gli deriva dalla zona e in parte dal modello e dal processo di vinificazione. La nascita del vino avviene circa 30 anni fa quando il dott. Cotarella insieme al Marchese decisero di effettuare un viaggio in Francia e in Borgogna dove assaggiarono un vino bianco affinato 15 anni in bottiglia. L’approccio fu molto particolare in quanto in quegli anni andavano di moda i vini bianchi trasparenti, snervati e acidi. Entrambi si innamorarono dello Chardonnay e decisero di importarlo e piantarlo nella zona del Castello della Sala. Nel 1985 abbiamo la prima annata che risultò estremamente insoddisfacente tanto da portare il Marchese a decidere di smetterne la produzione. Il risultato fallimentare fu dovuto alla presenza esclusiva della fermentazione alcolica in quanto in tale periodo la fermentazione malolattica, in Italia, era pressoché impensabile. Tuttavia, il dott. Cotarella decise di continuare le sperimentazioni e fu fortunato quando nel 1986 il primo cantiniere chiuse tutte le porte della cantina storica del castello dove stava fermentando lo Chardonnay. Questo “incidente” portò all’aumento della temperatura in modo naturale facendo partire la fermentazione malolattica. Inizialmente, si pensò ad un disastro ma poi assaggiando il vino vennero individuate delle similitudini con quello di Borgogna. Da quel momento continuarono le sperimentazioni, la malolattica venne portata a compimento e si pensò all’aggiunta del vitigno Grechetto che ha un ruolo fondamentale innanzitutto perché tipico della zona e quindi ha permesso di portare il nome di Orvieto in tutto il mondo e poi per la possibilità di metterlo in blend con lo Chardonnay. Il Cervaro, infatti, è un blend di Chardonnay e Grechetto. Il vino affina in barrique nuove per massimo 6 mesi e la fermentazione malolattica viene svolta a completamento ovvero fino a quando il valore dell’acido malico è zero. I lieviti utilizzati sono Saccaromyces Cerevisiae indigeni, selezionati e originari delle zone.

 
Degustazione: Cervaro della Sala Castello della Sala Antinori IGT 2009

Prima di iniziare la degustazione dobbiamo preannunciare che il vino non deve essere paragonato ad uno Chardonnay della Borgogna in quanto il suo comportamento è tipicamente mediterraneo. Da il meglio di sé nelle annate più fresche. Il Grechetto nel blend migliora l’acidità ma in maggiori quantità tenderebbe ad involgarirlo. Il profumo è intenso di grande finezza si avvertono i fiori gialli che emergono sulla componente grassa e fruttata con una bellissima mineralità tipica del vino e del territorio il tutto abbracciato da un fondo fumè e di pietra focaia. In bocca si avvertono note di burro e nocciola,  l’acidità è importante ma si intravede una bella rotondità il tutto in un bellissimo equilibrio; tuttavia, si vede che ha bisogno di tempo necessario al fine di amalgamare l’acidità con la sapidità. Un vino giovane che per essere bevuto bene avrebbe bisogno di circa 30 anni.

domenica 16 marzo 2014

Visitando Cantine: Castello della Sala


Oggi voglio raccontarvi di una delle ultime aziende vinicole visitate Castello della Sala di proprietà dei Marchesi Antinori. Un angolo di paradiso situato in nei pressi di Orvieto in Umbria a poca distanza dal confine toscano. Il Castello della Sala attualmente produce sei etichette diverse: il Cervaro della Sala, il Muffato della Sala, il Pinot Nero, il Bramito del Cervo che rappresenta il vino di ricaduta del Cervaro prodotto con vigne più giovani, il Conte della Vipera prodotto a partire dal 1995 con la collaborazione di Piero Antinori e Patrick Dusset al fine di produrre un vino da Sauvignon Blanc e infine il San Giovanni della Sala che è un Orvieto Classico avente lo scopo di rilanciare questo vino oggi alquanto declassato; tuttavia, il costo in media triplo di quello di un Orvieto rende più difficile la commercializzazione.

 
Storia

Il Castello della Sala è una fortezza medioevale che sorge su un promontorio tufaceo. E’ stato acquistato nel 1940 da Niccolò Antinori padre dell’attuale Piero. Il castello venne costruito nel 1350 per Angelo Monaldeschi. La nobile famiglia Monaldeschi di origine longobarda, era molto numerosa ma anche molto cruenta tanto da farsi guerra gli uni con gli altri per il controllo di Orvieto. Da qui Angelo e i suoi tre fratelli presero la decisione di dividere la famiglia, di adottare ciascuno un nome di animale e di creare un clan feudale. Il fratello maggiore si chiamò Monaldeschi della Cervara, un altro del Cane, quindi dell’Aquila e Angelo che era il più cruento della Vipera. Nel 1437 Gentile, nipote di Angelo Monaldeschi della Vipera, un guerra fondiario, tenne per dieci anni la città sotto la propria tirannia.
 
Il papato che risiedeva ad Orvieto cercava di mitigarlo ma il Monaldeschi decise di costruire la grande torre medioevale per fortificare il castello posto in fondo ad una valle dove risiedeva. Sala dall’antico longobardo significa “casa di campagna” e pertanto il castello fu costruito per scopi diversi. Alla morte di Gentile Monaldeschi a seguito delle truppe del papato, per il castello inizia un periodo di pace grazie al matrimonio tra il figlio di Gentile Monaldeschi e Giovanna della Cervara che iniziò la restaurazione dello stesso. Alla morte del marito non avendo prole, Giovanna, dona il castello alla chiesa a cui rimane per 300 anni fino alla confisca da parte dello stato avvenuta con l’unita d’Italia. Quindi passa a due privati per essere acquistato nel 1940 dal marchese Niccolò Antinori ed oggi ospita le famose Cantine Conte Antinori. La famiglia Antinori è legata alla Toscana vinicola dal 1300 e volendo ampliare la gamma dei propri vini erano decisi a produrre vino bianco ma non lontano dalla Toscana e pertanto scelsero l’Umbria ed in particolare l’areale di Orvieto, il Castello della Sala.
 

Terroir

Il Castello della Sala è situato nei pressi di Orvieto dove l’Umbria confina a nord con la Toscana e a sud con il Lazio, in una valle con due laghi importanti, quello di Corbara e quello di Bolsena. I due bacini garantiscono una fitta concentrazione di umidità che si traduce in fitta nebbia fondamentale per lo sviluppo della muffa nobile. I vigneti si estendono su un suolo argilloso molto ricco di fossili del Pliocene di origine sedimentaria e vulcanica.

 
Vigneti

La tenuta si estende su 500 ettari di cui 300 a riserva di caccia e circa 160 a vigna, principalmente Chardonnay e Sauvignon Blanc con un pizzico di Pinot Bianco, Viognier, Riesling, Traminer e Grechetto. I vigneti sono posizionati ad un’altitudine compresa tra i 200 e i 400 m lungo il fiume Paglia. La vigna è coltivata interamente a cordone speronato con una densità di circa 5500 ceppi ed una resa quasi sempre al di sotto degli 80 ql per ettaro. A monte invece, sulla collina terrazzata denominata “Consola”, l’impianto di Pinot Nero di circa 7 ettari posizionato tra i 340 e i 460 metri slm.

 
 
 


Cantina

L’attuale cantina, costruita tra il 2004 e il 2006, è stata realizzata sull’idea del Cervaro il vino di punta dell’azienda. Sotto l’aspetto tecnologico è tra le più moderne se non la più moderna per la produzione di vini bianchi. Le uve che arrivano dai vigneti vengono scaricate nelle tramoggie dove per caduta finiscono al piano inferiore senza l’ausilio di pompe e dove vengono diraspate. Nel piano inferiore, le uve Chardonnay per la produzione del Cervaro e del Bramito vengono immediatamente raffreddate e così avviene per il mosto all’interno di un macchinario che tramite l’anidride carbonica che si espande garantisce una pressione interna che ripompa il tutto all’interno di vasche orizzontali al cui interno ci sono delle griglie e dove avviene la macerazione a freddo ad una temperatura di circa 10° C per un tempo che varia tra le 4 e le 10 ore in funzione delle annate e del grado di estrazione che si vuole raggiungere. Tali vasche sono chiamate Statibreiner. Al termine della macerazione si apre una valvola che permette di raggiungere dei serbatoi dove avviene la prima decantazione statica. Tale processo rappresenta la prima fase per le uve Chardonnay per la produzione del Cervaro e del Bramito. Al termine della macerazione a freddo e dopo l’avvenuto drenaggio statico, le bucce che contengono mosto con caratteristiche interessanti vengono inviate ad una pressa dove a seconda della pressione di esercizio si avranno diversi livelli di mosto diversi dal mosto fiore. Nel momento del blend si decide quante frazioni di mosti di pressatura andranno aggiunte al mosto fiore perché comunque essendo più ricchi devono essere ben dosati. Il secondo fiore deriva da frazioni sottoposte ad una pressione da 0,2 a 0,4 bar, il terzo fiore da 0,4 a 0,8 bar e da 0,8 a 1,8 bar infine si ottengono torchiati che non vengono utilizzati in azienda ma che vengono venduti ad altre cantine in quanto non aventi caratteristiche considerate idonee. A Castello della Sala esistono due diverse tipologie di Chardonnay. La differenziazione inizia dal vigneto, le vigne giovani vengono utilizzate per produrre il Bramito, tuttavia, le stesse nel tempo potrebbero andare bene per il Cervaro. Il motivo della scelta è legata a diversi fattori, infatti, le piante giovani hanno bisogno di sfogare la loro produzione perché se vengono costrette a creare pochi grappoli non si ancoreranno mai bene al terreno perché intente a tirare quel minimo di acqua e di sali necessario a creare pochi grappoli; di conseguenza le radici rimarrebbero molto superficiali. D'altronde se viene chiesto alla pianta di produrre maggiori frutti questa chiederà più sostanze e quindi l’apparato radicale tenderà ad approfondire nel terreno. Nel tempo ad una pianta ben ancorata è possibile chiedere meno e quindi produrre grappoli pronti per la produzione del Cervaro. Altra differenza è nella vendemmia che avviene manualmente per il Cervaro mentre è meccanizzata per il Bramito.

 

Purtroppo le cose belle finiscono rapidamente ma di questo viaggio oltre all’azienda ricorderò le parole precise e di estrema competenza che mi ha donato l’enologo il dott. Riccardo Cotarella, uomo dotato di una spiccata energia e vivacità intellettuale che mi hanno colpito profondamente.

Nei tre prossimi servizi analizzerò nello specifico tre etichette dell’azienda: il Cervaro della Sala, il Muffato della Sala e il Pinot Nero.

sabato 8 marzo 2014

Francia: Champagne


Nell’ultimo viaggio “vinicolo” mi sono recato in Francia visitando la regione della Loira e quella di Reims famosa per lo Champagne. A Reims ho trascorso alcuni giorni da Pommery ma di questa grande casa parlerò prossimamente nel dettaglio. Infatti, oggi, voglio raccontare della regione di Champagne nel suo insieme.

Il termine “Champagne” può essere utilizzato esclusivamente per i vini spumante prodotti con uve coltivate all’interno della regione omonima che rappresenta la AOC (Appellation d’Origine Controlèe – Denominazione d’Origine Controllata) più settentrionale della Francia.

Storia

Inizialmente, nella regione di Champagne si producevano esclusivamente vini rossi. A partire dal 1600 si iniziarono a produrre vini bianchi, rosati e di color buccia di cipolla i cosiddetti vin gris con vitigni a bacca nera. Tali vini, a causa dell’arresto della fermentazione dovuto alle basse temperature invernali e il successivo ripristino durante gli aumenti primaverili, iniziarono a divenire leggermente frizzanti. La prima persona ad interessarsi delle proprietà frizzanti dei vini fu il monaco Dom Pèrignon nel monastero di Hautvillers. Successivamente, arrivarono dalla Spagna i tappi di sughero e dall’Inghilterra le bottiglie di vetro più spesse in grado di resistere alle pressioni. Dom Pèrignon fu il primo a produrre vino bianco da uve a bacca nera e fu il primo a tagliare vini di provenienze e annate diverse realizzando praticamente le prime cuvèe. Per tali motivi da molti viene considerato l’inventore dello Champagne anche se la fonte rimane alquanto incerta. La storia dello Champagne è contrassegnata da donne famose. La più importante è sicuramente Nicole-Barbe Ponsardin vedova di Francois Cliquot che con la sua casa la Cliquot-Ponsardin inondò con il suo vino la Russia;  inoltre, a lei, dobbiamo l’invenzione della pratica del remuage. Altre donne di estrema rilevanza nella storia dello Champagne sono la vedova Louise Pommery, Odette Pol-Roger e Elisabeth Bollinger.

Metodo di Produzione

L’unico metodo per produrre Champagne è il metodo Champenois. Ogni anno le uve provenienti da varietà di vitigni differenti vengono raccolte e sottoposte a una prima fermentazione per la preparazione del vino base. La seconda operazione consiste nell’assemblaggio dei vini base a cui si può attingere, quando si vuole produrre uno Champagne non d’annata, anche ai vini reserve ovvero vini delle annate precedenti che forniscono ricchezza e complessità. La preparazione dell’assemblaggio ovvero della cuvèe è una operazione estremamente complessa che richiede attenti esami al fine di produrre lo stile della casa. Successivamente, dopo la chiusura in bottiglia con tappo provvisorio, la cuvèe è sottoposta alla seconda fermentazione che può durare dai dieci ai novanta giorni. Questa processo viene innescato aggiungendo la liquer de tirage ovvero una miscela di Champagne, zucchero e lieviti selezionati. Al termine della fermentazione le bottiglie vengono spostate sulle pupîtres che consistono in strutture in legno che mantenendo le bottiglie per il collo permettono di ruotarle gradualmente dalla posizione orizzontale a quella verticale. Sulle pupîtres le bottiglie sono sottoposte all’operazione di remuage che permette al deposito formatosi al termine della fermentazione di staccarsi dal fondo e di depositarsi nel collo della bottiglia. Il remuage può essere effettuato a mano o con macchinari le gyro-palettes che riducono notevolmente i tempi. Al termine di tale operazione il tutto è sottoposto all’operazione di sur point ovvero di invecchiamento a contatto con il sedimento. La penultima operazione è la sboccatura o degorgement che consiste nell’eliminare il sedimento. Di norma, tale operazione avviene facendo passare il collo della bottiglia in una soluzione refrigerante che consente allo stesso di ghiacciarsi evitando di scendere quando la bottiglia viene rovesciata; successivamente, viene estratto il tappo transitorio e il cilindretto di sedimento congelato viene espulso dalla pressione presente all’interno della bottiglia. Questa operazione viene chiamata dègorgement à la glace. L’ultima fase è il rabbocco della bottiglia attraverso l’aggiunta della liquer d’expèdition, la firma del produttore ovvero una miscela contenente zucchero (tranne per gli Extra Brut) e altro che viene da sempre mantenuto segreto da ogni casa produttrice.

Analisi del Terroir

 Le viti vengono coltivate su un sottile strato di terreno composto da sabbia, lignite, marna, terriccio ricco di humus, argilla e detriti di calcare che poggia su un substrato di calcare bianco. Il calcare è all’origine dell’elevata acidità che si sviluppa all’interno delle uve. Le viti sono situate ad un’altitudine compresa tra i 120 e i 200 m slm. Il ciclo produttivo delle viti è molto lungo a causa del clima marittimo, freddo e umido con notevole variabilità stagionale dovuta alla forte influenza dell’Oceano Atlantico.

Vitigni Presenti

Tra i vitigni primari troviamo Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Meunier mentre i secondari comprendono principalmente Pinot Bianco, Arbanne e Petit Meslier.

Classificazione dei Vigneti

La qualità dei vigneti avviene in funzione di un sistema denominato Ѐchelle des Crus basato sulla valutazione del prezzo delle uve. I vigneti vengono graduati con un punteggio da 100 a 80. Quelli con l’èchelle massima pari a 100 sono classificati come Grands Crus e le uve in passato venivano pagate il 100% del prezzo mentre quelli valutati tra 99 e 90 vengono denominati Premiers Crus e le uve derivanti venivano pagate ad un prezzo inferiore. Oggi è la CIVC ovvero il Comitè Interprofessionel du Vin de Champagne a stabilire dei prezzi orientativi che comunque seguono la scala originaria. Diciassette sono i villaggi classificati Grands Crus: Ambonnay, Avize, Ay, Beaumont-sur-Vesle, Bouzy, Chouilly, Cramant, Louvois, Mailly , Le Mesnil-sur-Oger, Oger, Oiry, Puisieulx, Sillery, Tours-sur-Marne, Verzenay e Verzy.

Distretti
 
Nella regione di Champagne esistono cinque distretti principali. Cote Des Blancs prende il nome dal fatto che vengono coltivate quasi prettamente uve a bacca bianca quale Chardonnay. Nella zona viene prodotto lo Champagne classico dotato di finezza e delicatezza. Montagne de Reims e Aube dove si coltiva principalmente Pinot Nero. Valèe de la Marne dove si coltiva Pinot Meunier per via del suo germogliamento tardivo e della precoce maturazione in grado di resistere al pericolo del gelo della valle. Infine, Cote de Sezanne dove si producono i vini di minor finezza, fruttati ed esotici a base di Chardonnay maggiormente simili agli spumanti del Nuovo Mondo piuttosto che al classico stile Champagne.


Tipologie di Champagne

Brut Non Millesimati. Rappresentano il 75% dello Champagne prodotto. La caratteristica è legata al vino base che deve provenire sempre dall’ultima vendemmia e al quale possono essere aggiunti vini di riserva.

Brut Millesimati. Tali Champagne sono il risultato dell’assemblaggio di vini della stessa annata. In essi non possono essere aggiunti vini di riserva.

Blanc De Blancs. Sono gli Champagne prodotti esclusivamente da uve a bacca bianca Chardonnay. Hanno il più alto potenziale di invecchiamento.

Blanc De Noirs. Sono gli Champagne prodotti esclusivamente da uve a bacca nera quali Pinot Nero e Pinot Meunier.

Rosè. Comprendono gli Champagne rosa che possono essere prodotti per macerazione o per assemblaggio di vino bianco e rosso. Il primo prodotto è stato il Cliquot del 1777.

Cuvèe De Prestige. Sono gli Champagne top di ogni casa produttrice e in genere sono millesimati. Il primo prodotto venduto in commercio è stato il Dom Pèrignon del 1936 anche se nel 1879 veniva già prodotto il Cristal di Roederer che tuttavia veniva venduto esclusivamente allo zar Alessandro II.

Da Unica Vigna. Sono prodotti ottenuti da uve raccolte da un’unica vigna e quindi rappresentano la massima espressione del terroir. Vengono prodotti in piccolissime quantità e da un numero limitatissimo di case produttrici.

Sigle in Etichetta

L’etichetta degli Champagne nella parta inferiore riporta due lettere che permettono di risalire al tipo di produttore dello Champagne.

NM (Nègociant-Manipulant). E’ un produttore autorizzato ad acquistare uve e vini da altre case, viticoltori e cooperative.

RM (Rècoltant-Manipulant). Sono viticoltori-produttori, possono acquistare uve o vini da altri produttori fino ad un massimo del 5% della propria produzione totale.

CM (Coopèrative-Manipulante). Rappresentano un insieme di viticoltori che producono e vendono Champagne sotto uno o più marchi in loro possesso.

SR (Sociètè de Rècoltants). Sono una società di due o più rècoltants che condividono le proprietà e producono e/o commercializzano più di un marchio.

ND (Nègociant-Distributeur). Sono una società realizzata esclusivamente per la vendita al dettaglio dello Champagne. Se viene indicata anche la data di raccolta delle uve, significa che queste appartengono tutte allo stesso vitigno.

MA (Marque d’Acheteur). Rappresenta un marchio appartenente ad un acquirente come ristoranti, supermercati, etc…

Differenziazione dello Champagne in funzione della dolcezza

La dolcezza di uno Champagne dipende dal livello di zuccheri residui presenti:



Zuccheri (g/l)

Tipologia

0-3

Brut Nature (assolutamente molto secco)

0-6

Extra Brut (molto secco)

0-15

Brut (da secco a molto secco)

12-20

Extra Sec o Extra Dry (da secco a mediamente secco)

17-35

Sec o Dry (da medio ad amabile)

35-50

Demi-Sec (dolce)

>50

Doux (molto dolce)

In conclusione possiamo affermare che Champagne è una regione unica, infatti, ogni anno le viti, lottano in condizioni ai limiti della sopravvivenza, in un processo di maturazione estremamente lungo al fine di portare i propri frutti alla maturazione. Champagne rappresenta la regione più importante al mondo nella produzione di vino spumante.