La mia passione

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lunedì 2 novembre 2015

Degustazioni: Borgueil 1989 Paul Buissè



Durante il mese di agosto 2015 ho avuto il piacere di degustare una bottiglia di Borgueil del 1989 di Paul Buissè acquistata in Francia nella regione di Montrichard.
Il vigneto in oggetto si estende su terrazze situate sulla riva destra della Loira ad ovest di Tours. Il vino viene prodotto in purezza da Cabernet Franc chiamato localmente Cabernet Breton.
In relazione alla storicità del vino, la degustazione è stata sorprendente ed emozionante. Granato di estrema lucentezza mostra immediatamente consistenza e alcolicità. I primi sentori che si percepiscono al naso sono di frutta rossa matura e sottospirito quali prugna e ciliegia seguiti in successione da tabacco, liquerizia, china, grafite e tracce ematiche. In bocca è caldo, forte ed energico ma contemporaneamente delicato con una nota alcolica importante ma equilibrata; sintesi ideale di potenza e controllo. I tannini sono raffinati e setosi. Chiude con una dolcissima nota di frutta matura. Un vino in grado di accompagnare piatti diversificati ma che sposerei perfettamente con primi piatti a base di carne di cinghiale.

lunedì 27 ottobre 2014

Visitando Cantine: Il Verro



Foto: Maribruna Maiorino
Nel mese di Settembre dopo aver raggiunto il comune di Pontelatone in provincia di Caserta, sono proseguito in direzione di quello di Formicola e dopo aver attraversato il paese sono riuscito a raggiungere il mio obiettivo, l’azienda vitivinicola Il Verro, situata a Lautoni in località Acquavalle  un’area famosa per la forte presenza dei cinghiali. Infatti, il Verro, nasce dal nome che gli abitanti locali davano al maschio del cinghiale “u verru”; da qui, lo stemma aziendale che deriva dalla stilizzazione di una statuetta, presente in un museo della Versilia, raffigurante un cinghiale bardato a festa.


Ad attendermi, l’ideatore dell’azienda il Sig. Cesare Avenia e dalle sue parole segue il successivo racconto.


L’azienda nasce nel 2003 dall’idea di cinque amici con professionalità diverse ma accomunati dalla passione per la terra e il territorio. Questi, decidono di acquistare un vigneto, in forte declivio, costituito principalmente da Casavecchia e Coda di Pecora (il Pallagrello Bianco è stato introdotto nel 2005) invaso ormai da rovi ed erbacce. Il Verro nasce con lo scopo di riscattare un territorio, il casertano, oggi spesso chiamato in causa esclusivamente per episodi di camorra o di discariche abusive. Tuttavia, in realtà, ci sono tantissimi territori incontaminati purtroppo oggi abbandonati. In termini di scelte, l’azienda ha avuto sempre idee molto chiare infatti, tutti i vini sono monovitigno perché l’assemblaggio è da sempre considerato un passo successivo da compiere solo al termine della piena conoscenza del comportamento del singolo vitigno nel tempo. Ancora, da circa un anno, il Verro ha iniziato la certificazione e i processi di conversione al biologico.


Le vendite aziendali avvengono principalmente localmente nella provincia di Caserta e in parte nel resto della Campania ma troviamo anche una piccola nicchia estera in particolare negli Stati Uniti attraverso due canali di distribuzione uno presente a San Francisco e uno nel North Carolina.


L’enologo è Vincenzo Mercurio.


Foto: Maribruna Maiorino
L’azienda detiene quattro ettari vitati e dodici ettari di terreno in cui sono presenti diversi alberi da frutto come noci, ciliegi e ulivi. I vitigni presenti sono Casavecchia, Pallagrello Nero, Pallagrello Bianco e il Coda di Pecora un vitigno a bacca bianca ripreso dall’azienda e ad oggi ancora oggetto di sperimentazioni e quindi non ancora riconosciuto come uva da vino. I vitigni sono baciati da un’ottima insolazione con esposizione Sud Sud-Est e grazie anche alla vicinissima presenza di boschi da un’elevata escursione termica tra il giorno e la notte che favorisce la produzione e il fissaggio all’interno delle uve di precursori aromatici.


Foto: Maribruna Maiorino
La produzione aziendale si attesta in 20.000 bottiglie divise equamente tra vini rossi e bianchi. La cantina che  colpisce immediatamente per l’architettura è realizzata in tufo e contiene tutte le annate storiche.


Foto: Maribruna Maiorino
La gamma aziendale comprende cinque vini di cui due bianchi Sheep da Coda di Pecora e il Verginiano da Pallagrello Bianco che effettuano affinamento in acciaio e bottiglia e tre rossi il Pallagrello Nero e Lautonis e Montemaggiore da Casavecchia. Il Lautonis affina totalmente in acciaio e in bottiglia mentre nel Montemaggiore il Casavecchia affina 18 mesi in barrique anche se l’azienda ha iniziato un processo di passaggio al tonneau.

In degustazione, il Sig. Avenia ci ha permesso di degustare due vini bianchi Sheep e Verginiano ed un vino rosso il Montemaggiore.


Degustazione: Sheep Terre del Volturno IGT 2012

Il nome del vino deriva dall’inglese Sheep che significa pecora data l’impossibilità di utilizzare il nome del vitigno ancora non iscritto nelle uve da vino processo che dovrebbe avvenire entro qualche anno. Il recupero del vitigno è iniziato nel 2007 e nel 2011 è uscita la prima annata sul mercato.

Di veste paglierina, al naso presenta inizialmente note floreali e minerali in particolare di ferro e ruggine. In un secondo momento notiamo sentori fruttati quali mela cotogna ed erbe aromatiche in particolare la menta. In bocca è acido e sapido caratteristica che deriva dal terreno argilloso misto a roccia e quindi ricco di scheletro e minerali e si percepisce anche una leggera nota alcolica con una delicata percezione tannica non usuale nei vini bianchi. Un vino equilibrato di buona persistenza. In abbinamento lo sposerei con formaggi delicati a pasta morbida.


Degustazione: Verginiano Terre del Volturno IGT 2011

Il nome del vino deriva dai “Verginiani” ovvero i frati che hanno iniziato ad effettuare le prime vinificazioni di Pallagrello Bianco nella zona. Il chiostro, era situato nella piazza principale del comune di Formicola. I Verginiani erano un ordine ecclesiastico successivamente confluito in quello dei Benedettini. Attraverso il Verginiano l’azienda si è fatta conoscere negli Stati Uniti.

Paglierino di ottima lucentezza. Appena si avvicina il naso si scorgono sentori fruttati di melone e pera, vegetali e di mandorla. Al gusto è fresco, morbido con note dolci e sapido; tali percezioni sono racchiuse in un gioco equilibrato. Un vino strutturato che abbinerei a piatti di pesce anche elaborati.


Degustazione: Montemaggiore IGT 2009

Il vino prende il nome dal monte presente nelle vicinanze appunto il Montemaggiore. E’ stato il primo vino rosso aziendale nel 2007 ad essere immesso sul mercato. Ad oggi si stanno effettuando molte prove di invecchiamento per valutarne l’evoluzione nel tempo. Il vino effettua affinamento per diciotto mesi in barrique di rovere francese ed erano state effettuate in passato delle prove anche con il castagno ma rilasciava al vino troppe note amare.

Rubino impenetrabile. Al naso presenta dei sentori particolarissimi dove percepiamo inizialmente note fruttate di mora in confettura, floreali di viola e sottobosco; in successione iniziamo a percepire cannella, vaniglia, pepe, tabacco e note balsamiche. Al palato il vino ci offre un senso di pienezza con un ottima sapidità e un tannino uniforme ed elegante ma leggermente ancora acerbo. Nel finale risulta equilibrato e di ottima persistenza. Un vino molto interessante il cui pregio a mio parere è legato alla tipicità del casavecchia nel territorio. In abbinamento lo accosterei a piatti di carne elaborati e a formaggi molto stagionati a pasta dura.


In conclusione posso affermare di aver conosciuto una piccola realtà che nonostante sia ancora all’inizio del suo percorso ha già il talento per potersi affermare con i propri vini sui mercati nazionali ed internazionali.

sabato 6 settembre 2014

Visitando Cantine: Masseria Felicia



Agli inizi del mese di agosto dopo aver raggiunto il comune di Sessa Aurunca in provincia di Caserta, sono proseguito in direzione del mare per circa 2 Km per raggiungere il mio obiettivo, l’azienda vitivinicola Masseria Felicia, situata nell’area che gli antichi romani chiamavano Ager Falernus, territorio vocato da millenni alla viticoltura e dal cui terreno è nato il Falerno il vino più amato nell’impero romano.

Il racconto che seguirà deriva dalle parole ricche di entusiasmo della titolare Maria Felicia Brini che mi hanno trasmesso amore e passione per il lavoro, per il territorio e per il vino ma soprattutto il desiderio ardente di fare, sperimentare e migliorarsi rispettando sempre le caratteristiche uniche del terroir di origine.


La storia dell’azienda inizia nel 1995 quando i genitori dell’attuale proprietaria decidono di ristrutturare un casale di inizio novecento di cui i nonni erano i coloni e di reimpiantare una nuova vigna. Nasce così Masseria Felicia dalla passione di Felicia e del padre Alessandro per la terra e dai ricordi delle vendemmie con il nonno. Nel 1999 avviene la prima vendemmia con il risultato di un vino difficile da essere bevuto nell’immediatezza ma con una potenza, longevità ed una evoluzione difficili da riscontrare in altri vini. Nel 2002 viene immessa sul mercato la prima etichetta rappresentata dal Falerno del Massico Rosso Etichetta Bronzo 2000.


L’enologo dell’azienda è Vincenzo Mercurio uno dei pochi enologi che evitano di imporsi sul vino lasciando al territorio e allo stile aziendale di emergere liberamente.

I cinque ettari di vigneto sono situati a circa 200 m di altitudine e presentano a sinistra il vulcano di Roccamonfina e di fronte e a destra il Monte Massico. Il mare si trova a 6 Km. Le vigne sono benedette da un microclima e da un terreno fantastici con il Massico che protegge le stesse dalle perturbazioni. I terreni, di natura vulcanica, derivano in gran parte dal vulcano di Roccamonfina ma anche dai Campi Flegrei e sono composti da tufo grigio, pomici e ceneri laviche che in concomitanza con il mare donano grande mineralità ai vini.


La vendemmia avviene rigorosamente a mano e di anno in anno l’azienda reinveste gran parte dei propri utili nell’ottica del miglioramento qualitativo. In particolare uno degli ultimi investimenti ecocompatibili è stata la realizzazione di un impianto fotovoltaico in grado di renderla autonoma dal punto di vista energetico.


Il vigneto è suddiviso in piccolissimi cru con caratteristiche estremamente diverse per posizione, ambiente e terreno. Da ogni cru deriva un vino con particolarità uniche che rispetta sempre il carattere della vigna. Questa particolare eccezione di Masseria Felicia, dal mio punto di vista molto simile ai vigneti di Borgogna, garantisce il forte legame del vino con la vigna di origine; pertanto e anche perché attualmente è in conversione biologica, l’azienda, nonostante le richieste siano superiori alla capacità produttiva, ha deciso di utilizzare esclusivamente uve di proprietà.


Attualmente circa il 70% della produzione viene venduta all’estero in particolare negli Stati Uniti grazie al notevole apprezzamento di Robert Parker verso il Falerno Etichetta Bronzo. Infatti, nel 2002 ha attribuito allo stesso 95 punti. Da quell’anno il punteggio di Wine Advocate non è mai sceso sotto i 92 punti.

La prima cantina/bottaia dell’azienda, situata a 9 m di profondità, era un cellaio risalente al 1930 realizzato in tufo grigio campano un materiale estremamente poroso che permette un ottimo drenaggio dell’acqua. Nella storica cantina, caratterizzata da caratteristiche naturali uniche per l’affinamento, l’azienda ha lavorato con un massimo di 12 barrique. Contiene ancora le annate storiche ad iniziare dal 1999 anno della prima vendemmia; infatti, essendo l’azienda estremamente giovane di anno in anno apre annate diverse per valutare le evoluzioni del vino. Le prime annate di bianco risalgono al 2007 e alcune bottiglie degustate dell’annata 2008 sono risultate perfette senza alcun segno di ossidazione data la notevole acidità e alcol che le caratterizza.


La gamma aziendale comprende sei vini di cui due bianchi Sinopea e Anthologia, un rosato Rosalice prodotto dalla vinificazione in bianco e breve contatto delle bucce con il mosto del vitigno Aglianico in purezza e tre rossi Falerno del Massico Rosso, Ariapetrina e Falerno del Massico Rosso Etichetta Bronzo. I due vini bianchi vengono prodotti dal vitigno Falanghina in due varietà clonali quella dei Campi Flegrei e quella del Beneventano. Per quanto concerne i tre vini rossi sono prodotti con un uvaggio del 80% di Aglianico e 20% di Piedirosso.  Il Falerno del Massico Rosso che deriva dalle vigne più giovani viene vinificato ed affinato esclusivamente in acciaio mentre gli altri due rossi Ariapetrina e Falerno del Massico Rosso Etichetta Bronzo fanno affinamento in legno. Tutti e tre i vini rossi fanno affinamento in bottiglia.  La vigna dell’Ariapetrina è la più fresca. Normalmente, una parte delle uve di Ariapetrina e del Falerno Etichetta Bronzo effettuano la vinificazione in tronco conici di castagno mentre la restante parte viene vinificata in acciaio. Le motivazioni derivano in parte da scelte naturali essendo le uve del Falerno Etichetta Bronzo le prime a raggiungere la maturazione e quelle dell’Ariapetrina, l’areale più fresco, le ultime circa 15 giorni dopo le prime. In questo modo inizia la vinificazione delle prime uve quelle del Falerno Etichetta Bronzo e quando sono pronte per passare in acciaio, le uve dell’Ariapetrina sono libere di vinificare nel legno, riuscendo ad avere un ciclo continuo. Per quanto concerne i legni, l’azienda utilizza barrique francesi di rovere di diverse tonnellerie e diverse foreste di provenienza. In particolare, la Tonnellerie Remond è una piccola azienda a carattere familiare che lavora le barrique totalmente a mano doga per doga (nella visita è stato possibile osservare e percepire i diversi odori del legno).
Ogni anno il 30% del parco legno barrique viene rinnovato, tuttavia, non esistono regole. Infatti, alcune vengono sostituite dopo il primo passaggio mentre altre che hanno lavorato particolarmente bene con il vino possono essere utilizzate fino al quinto passaggio. Anche i vini percorrono strade diverse e non esistono regole vino-barrique. Alla fine di ogni passaggio ogni vino, anche a costo di saltare un’annata, viene degustato al fine del rispetto delle caratteristiche della vigna. Di conseguenza nonostante i tre vini rossi siano realizzati con lo stesso blend, i vini sono completamente diversi e riconoscibili.


Da alcuni anni, parte del Piedirosso della vigna sessantenne, viene vinificato e affinato a parte per valutarne l’evoluzione e sicuramente nei prossimi anni avremo da Felicia diverse sorprese.


In degustazione, Felicia ci ha permesso di provare tutti e sei vini e i risultati sono stati sorprendenti con vini intensi, equilibrati e con caratteristiche singolari spiccate. Tuttavia, vorrei concentrarmi in degustazione su Anthologia 2013, Ariapetrina 2008 e Falerno del Massico Rosso Etichetta Bronzo 2009 che mi hanno particolarmente colpito.


Degustazione: Falerno del Massico Bianco Anthologia 2013

Il vino viene prodotto attraverso la vinificazione in bianco del vitigno Falanghina nelle due varietà clonali.

Paglierino di grande lucentezza. Al naso è intenso con sentori floreali di margherite, frutta tropicale, banana, minerali e paglia. In bocca è sapido ma perfettamente equilibrato e con un ottima spalla acida. Un vino di estrema eleganza.


Degustazione: Falerno del Massico Rosso Ariapetrina 2008

Prodotto mediante vinificazione in acciaio e in tronco conici aperti di castagno dei vitigni Aglianico e Piedirosso rispettivamente nelle percentuali dell’80 e del 20%. Il vino prende il nome dalla dicitura catastale della zona dove risiede la vigna che a sua volta deriva da un altarino di San Pietro presente sul massico. In passato la zona era chiamata Area Petrina ovvero Area di San Pietro. Ariapetrina è una piccola vigna di otto anni allevata a guyot e guyot rovesciato di 1,5 ha.

Di veste rubino con riflessi granato si apre immediatamente con una potenza straordinaria. Al naso si percepisce immediatamente la frutta matura ciliegia e amarena e in successione si aprono sentori di sottobosco, ematici, di liquerizia e cioccolato. In bocca è alcolico ma perfettamente equilibrato grazie ad una ricca freschezza e sapidità. Il tannino è molto presente ed ancora leggermente ruvido e asciugante, tuttavia è nobile e ben distribuito. Un vino di territorio che nei prossimi anni, con l’evoluzione della componente tannica, avrà sicuramente prospettive inimmaginabili.


Degustazione: Falerno del Massico Rosso Etichetta Bronzo 2009

Prodotto mediante vinificazione in acciaio e in tronco conici aperti di castagno dei vitigni Aglianico e Piedirosso rispettivamente nelle percentuali dell’80 e del 20%. Affina prima in barrique e tonneaux per almeno 12/14 mesi e poi per almeno 12 mesi in bottiglia.

Rubino intenso e profondo. Dal punto di vista olfattivo è risultato complesso ed elegante con sentori di viola, susine, rosmarino, tabacco, cioccolato e cuoio. In bocca è caldo, fruttato con una spiccata acidità ed un tannino morbido e perfettamente maturo e distribuito. Una lunghissima persistenza caratterizza un finale di estrema eleganza.


In conclusione posso sicuramente affermare che Masseria Felicia rappresenta sicuramente una delle aziende vitivinicole più interessanti e affascinanti che abbia mai visitato.

domenica 15 giugno 2014

Degustazioni: Naturalis Historia IGT 1997 Mastroberardino


La scorsa settimana, dopo un lungo affinamento nella mia cantina personale, ho deciso di aprire una bottiglia che mi venne regalata molti anni addietro da mio fratello: Naturalis Historia 1997 di Mastroberardino.

Non inizierò questo racconto come faccio di solito ovvero con una breve descrizione dell’azienda produttrice in quanto in questo caso mi sembrerebbe troppo riduttivo considerando la sua notevole importanza e magari vi racconterò della stessa in maniera approfondita nei prossimi mesi.

Pertanto, mi concentrerò esclusivamente sul vino e sulla sua degustazione che mi ha lasciato con il fiato sospeso.

Naturalis Historia nasce, dal connubio di due vitigni Aglianico e Piedirosso allevati sulle colline dell’Irpinia in un percorso, iniziato nel dopoguerra, alla riscoperta di valori e sapori della regione Campania una terra martoriata e nutrita dal Vesuvio. I due vitigni compongono il vino nella misura dell’85% per le uve Aglianico e per il 15% dalle uve Piedirosso che vengono allevate a guyot, vendemmiate a fine Ottobre e coltivate su un terreno argilloso-calcareo. Il vino viene affinato per diciotto mesi in barriques e per dodici mesi in bottiglia.
 
Degustazione:

Granato intenso con unghia aranciata mostra immediatamente una splendida consistenza. All’olfatto il vino risulta intenso e complesso con in apertura una nota intensa di ciliegia sotto spirito e marmellata di prugna. In successione si aprono aromi di menta, cioccolato, pepe nero, tabacco e note ematiche. In bocca risulta caldo, sapido, morbido e avvolgente con un tannino fine ed elegante distribuito ottimamente e uniformemente. Intensa persistenza con retrogusto caratterizzato da note nuovamente di pepe nero e cioccolato. In abbinamento lo accosterei con carni rosse elaborate e con formaggi stagionati.

domenica 8 giugno 2014

Degustazioni: Saint Esprit 2011 Côtes du Rhône Delas


Nel mese di maggio ho avuto il piacere di degustare Saint Esprit 2011 Côtes du Rhône di Delas. La maison Delas Frères nasce nell’ottocento e nel 1977 viene acquisita da Champagne Deutz. L’azienda coltiva i propri vigneti sulle ripide pendici di granito della zona settentrionale del Rodano in alcune delle denominazioni più prestigiose della regione e recentemente si è rinnovata nella direzione del rispetto della territorialità e delle caratteristiche di ciascuna zona in cui sono presenti i vigneti. Ha una produzione media di 450.000 bottiglie l'anno. La zona di coltivazione è caratterizzata dal maestrale che è un vento violento che può portare instabilità e temperature fredde. In Provenza e un po’ in tutta la Francia del Sud viene chiamato mistràl. Il mistral, provenendo dall’Atlantico, entra nella Valle del Rodano scavalcando il Massiccio Centrale, acquista velocità e caratterizza con tempeste di vento anche violente la zona. Il territorio è caratterizzato da una stagionalità delle piogge molto marcata e da temperature calde con grande insolazione.
I vigneti del Saint Esprit si trovano nella parte nord del dipartimento dell’Ardèche, situato più o meno al centro della parte meridionale della Valle del Rodano e sono situati su ripide colline di granito con un’esposizione sud; tali condizioni offrono la migliore crescita per le vigne.
 
Metodo di Produzione

Il Saint Esprit viene prodotto con una miscela costituita per il 90% da uve Syrah e per il 10% da Grenache. Entrambi i vitigni vengono diraspati. La fermentazione, la cui temperatura viene controllata e mantenuta tra 82° C e 86° C, e la macerazione, avvengono in tini chiusi per circa quindici giorni dove rimontaggi giornalieri assicurano una perfetta estrazione. Dopo svinatura, pressatura e successivo travaso, si passa alla fermentazione malolattica che avviene in acciaio. Al termine, il 30% del vino viene affinato in botti di rovere al fine di fornire alla successiva miscela un tocco di legno.  La cuvée, dopo la miscelazione e successivo filtraggio, viene imbottigliata.

Degustazione:

Il vino si presenta con un vestito granato e un’ottima consistenza. Al naso si apre con una leggera dissociazione alcolica che dopo alcuni attimi si perde ed iniziano a percepirsi sentori di  frutti di bosco e nel sottofondo aromi di viola, pepe, peperone, cannella e liquerizia. In bocca è morbido, rotondo e fine con tannini delicati e ben distribuiti. Un vino estremamente interessante caratterizzato nel finale da un’ampia persistenza. In abbinamento lo assocerei ad una cucina in stile provenzale caratterizzata da imbottiture e grigliate miste.