Il vitigno simbolo della regione
Campania, una delle aree vinicole nazionali più importanti anche storicamente,
è l’Aglianico che è presente in Italia anche in Basilicata, Puglia e Molise e
recentemente è stato introdotto anche in Australia.
Esistono diversi pareri in merito
all’origine del nome. Alcuni pensano che potrebbe risalire all'antica città di
Elea (Eleanico) oppure essere semplicemente una storpiatura della parola
Ellenico poi divenuta Aglianico
durante la dominazione aragonese. Altri, ritengono che il nome derivi
dal suffisso “anicus” che in latino sta ad indicare appartenenza a qualcosa e
dal termine “llano” che in spagnolo significa pianura, sicché Aglianico non è
altro che il vino della pianura.
Il fattore comune alle diverse
teorie è legato comunque ad un’origine antichissima derivante dalla diffusione
dello stesso sull’intero territorio campano alle diverse condizioni
pedoclimatiche. Il risultato dell’adattamento del vitigno ai diversi ambienti
di coltivazione, determina una notevole variazione genetica che si traduce in quattro
diversi biotipi che presentano caratteri morfologici e attitudinali differenti.
I diversi biotipi sono: Aglianico di Taurasi, Aglianico Amaro, Aglianichello e Aglianico
del Vulture. Frequentemente, si sente parlare anche di Aglianicone chiamato
anche Aglianico Bastardo che tuttavia con il vitigno in questione ha
esclusivamente similitudini nel nome.
Infatti, analisi ampelometriche, biochimiche e del DNA hanno escluso ogni
legame con il vitigno Aglianico avvicinandolo molto probabilmente al vitigno
Ciliegiolo presente in Toscana.
Esaminiamo in maniera
approfondita i quattro biotipi.
Aglianico di Taurasi. E’ diffuso intorno alla città di Taurasi, in
provincia di Avellino. L’area in questione è costituita da rilievi collinari
generalmente in pendenza di tipo argilloso misto a ceneri e pomici e con
copertura di materiale vulcanico. I suoli, di tipo alcalino, sono ricchi di
fosforo, potassio e microelementi. Tale
biotipo è generalmente ben resistente all’oidio e meno alla peronospora e in
ambienti umidi può essere soggetto ad attacchi di Botrytis. E’ poco
vigoroso e possiede una produzione
costante e una maturazione tardiva. Ha un grappolo serrato con acino di colore
blu-nero di forma arrotondata. Al raggiungimento
della maturità risultano elevati i valori di acidità e zuccheri. I vini che si
ottengono dal biotipo Taurasi a differenza degli altri hanno un quadro
polifenolico più ricco di antociani e più povero in tannini derivanti dai
vinaccioli, condizioni che garantiscono maggiori attitudini all’invecchiamento.
Aglianico Amaro. E’ diffuso nell’area del Monte Taburno in
provincia di Benevento e nelle aree prossime al vulcano di Roccamonfina dei
territori di Galluccio e Falerno del Massico, in provincia di Caserta. La zona
del Taburno presenta terreni di natura differente infatti nelle zone più alte
troviamo suoli generati da depositi vulcanici che poggiano su roccia di natura
calcarea mentre nelle aree inferiori troviamo suoli di natura marsono-calcarea
o marnoso-argillosa. Nell’area casertana, invece, i suoli, si sviluppano su
depositi di ceneri e pomici determinati dal vulcano di Roccamonfina, che
risultano leggeri, drenanti e ricchi di nutrienti. Quest’area presenta tutti i
requisiti per produrre vini di grande importanza. Rispetto al biotipo Taurasi,
l’Aglianico Amaro è più resistente alla Botrytis e meno all’oidio e risulta più
vigoroso e produttivo. Ha un grappolo più pesante e una maturazione anticipata
che determina una maggiore acidità ma un minore tasso zuccherino. L’area
beneventana dopo l’abbandono della vocazione a produrre uve da taglio inizia a
riscuotere un maggiore successo e non mancano vini di prestigio.
Aglianichello. E’ diffuso in provincia di Napoli in particolare
nell’area vesuviana. Ha grappolo e acini di dimensioni ridotte rispetto ai due precedenti
biotipi ed è caratterizzato da una maturazione anticipata. Fornisce i risultati
migliori con allevamenti a spalliera.
Aglianico del Vulture. E’ diffuso nell’area del Vulture, in
Basilicata. E’ geneticamente identico all’Aglianico ma ha avuto un’origine, una
storia e una diffusione indipendente. In Basilicata è presente nell’unica DOCG
Aglianico del Vulture Superiore e nella DOC Aglianico del Vulture. Il vino che
ne deriva rappresenta uno dei vini rossi italiani più importanti.
Il vitigno è presente anche nel
salernitano nella zona del cilento in cui sono presenti terreni con
caratteristiche molto ostiche. L’Aglianico è situato sui territori costieri ad
un’altitudine compresa tra il livello del mare e i 600 m slm. La zona è
caratterizzata da suoli argillosi e calcarei con poco drenaggio e con un pH
alcalino derivante dall’eccessivo calcaree che produce deficienze nell’assorbimento
e nella presenza dei nutrienti.
In Campania il vitigno è presente
in due DOCG quali Aglianico del Taburno e Taurasi e in ben sette DOC quali
Irpinia, Sannio, Falerno del Massico, Galluccio e Cilento e come vitigno minore
nelle DOC Campi Flegrei e Penisola Sorrentina.
L’Aglianico non è un vitigno
semplice e non fornisce gli stessi risultati ovunque ma al contrario ha bisogno
di condizioni idonee per potersi esprimere adeguatamente. La diffusione
esclusiva nelle aree meridionali dell’Italia è legata alla tardiva maturazione dell’uva
che necessita di opportuna insolazione tradotta in estati e autunni caldi e
prolungati. Inoltre, ha necessità, al fine di sviluppare precursori aromatici
che garantiranno il profumo dei vini, di importanti escursioni termiche
giornaliere. In assenza di tali caratteristiche ritroveremmo acini non
perfettamente maturi con una bassa gradazione zuccherina e ricchi di acidità.
Anche la pioggia eccessiva risulta dannosa in quanto può generare la nascita di
muffe. Per tali motivi la vendemmia non inizia mai prima della metà di ottobre
e può prolungarsi fino a fine novembre. Per quanto concerne i terreni il
vitigno non è molto esigente anche se si esprime al meglio su terreni vulcanici
ricchi di minerali. L’uva raggiunge la piena maturazione polifenolica, circa
7-8 giorni dopo aver raggiunto la massima concentrazione zuccherina con una
maggiore cessione di antociani delle bucce e minore di tannini astringenti dei
vinaccioli con contemporaneo abbassamento dell’acidità. Il risultato finale
deriva in vini più equilibrati e rotondi. L’area di elezione che riunisce tutti
i pregi descritti precedentemente è sicuramente l’areale di Taurasi da cui
derivano vini a base di Aglianico di grande prestigio tanto da annoverarsi tra
i grandi vini rossi italiani.
I caratteri comuni dei vini a
base di Aglianico, generalmente, sono un colore non tropo intenso, una
componente olfattiva legata ai sentori fruttati tipicamente di frutti rossi quali
mirtillo, mora, fragola e ciliegia. Frequentemente si percepiscono anche
profumi di radice e liquerizia. Inoltre,
in quelli derivanti dal biotipo di Taurasi troviamo, di frequente, anche note
balsamiche e speziate come chiodi di garofano e pepe nero. Ultima componente
comune è una forte componente acida.
Concludendo possiamo affermare
che l’Aglianico rappresenta il principe dei vitigni autoctoni campani infatti,
dalle sue uve, delle zone più vocate, si possono ottenere vini di grande
pregio, carattere, finezza e personalità in grado di evolvere in lunghi
invecchiamenti.