La mia passione

La mia passione

domenica 16 febbraio 2014

Vitigni: Aglianico


Il vitigno simbolo della regione Campania, una delle aree vinicole nazionali più importanti anche storicamente, è l’Aglianico che è presente in Italia anche in Basilicata, Puglia e Molise e recentemente è stato introdotto anche in Australia.

Esistono diversi pareri in merito all’origine del nome. Alcuni pensano che potrebbe risalire all'antica città di Elea (Eleanico) oppure essere semplicemente una storpiatura della parola Ellenico poi divenuta Aglianico durante la dominazione aragonese. Altri, ritengono che il nome derivi dal suffisso “anicus” che in latino sta ad indicare appartenenza a qualcosa e dal termine “llano” che in spagnolo significa pianura, sicché Aglianico non è altro che il vino della pianura.

Il fattore comune alle diverse teorie è legato comunque ad un’origine antichissima derivante dalla diffusione dello stesso sull’intero territorio campano alle diverse condizioni pedoclimatiche. Il risultato dell’adattamento del vitigno ai diversi ambienti di coltivazione, determina una notevole variazione genetica che si traduce in quattro diversi biotipi che presentano caratteri morfologici e attitudinali differenti. I diversi biotipi sono: Aglianico di Taurasi, Aglianico Amaro, Aglianichello e Aglianico del Vulture. Frequentemente, si sente parlare anche di Aglianicone chiamato anche Aglianico Bastardo che tuttavia con il vitigno in questione ha esclusivamente  similitudini nel nome. Infatti, analisi ampelometriche, biochimiche e del DNA hanno escluso ogni legame con il vitigno Aglianico avvicinandolo molto probabilmente al vitigno Ciliegiolo presente in Toscana.

Esaminiamo in maniera approfondita i quattro biotipi.

Aglianico di Taurasi. E’ diffuso intorno alla città di Taurasi, in provincia di Avellino. L’area in questione è costituita da rilievi collinari generalmente in pendenza di tipo argilloso misto a ceneri e pomici e con copertura di materiale vulcanico. I suoli, di tipo alcalino, sono ricchi di fosforo, potassio e microelementi.  Tale biotipo è generalmente ben resistente all’oidio e meno alla peronospora e in ambienti umidi può essere soggetto ad attacchi di Botrytis. E’ poco vigoroso  e possiede una produzione costante e una maturazione tardiva. Ha un grappolo serrato con acino di colore blu-nero  di forma arrotondata. Al raggiungimento della maturità risultano elevati i valori di acidità e zuccheri. I vini che si ottengono dal biotipo Taurasi a differenza degli altri hanno un quadro polifenolico più ricco di antociani e più povero in tannini derivanti dai vinaccioli, condizioni che garantiscono maggiori attitudini all’invecchiamento.

Aglianico Amaro. E’ diffuso nell’area del Monte Taburno in provincia di Benevento e nelle aree prossime al vulcano di Roccamonfina dei territori di Galluccio e Falerno del Massico, in provincia di Caserta. La zona del Taburno presenta terreni di natura differente infatti nelle zone più alte troviamo suoli generati da depositi vulcanici che poggiano su roccia di natura calcarea mentre nelle aree inferiori troviamo suoli di natura marsono-calcarea o marnoso-argillosa. Nell’area casertana, invece, i suoli, si sviluppano su depositi di ceneri e pomici determinati dal vulcano di Roccamonfina, che risultano leggeri, drenanti e ricchi di nutrienti. Quest’area presenta tutti i requisiti per produrre vini di grande importanza. Rispetto al biotipo Taurasi, l’Aglianico Amaro è più resistente alla Botrytis e meno all’oidio e risulta più vigoroso e produttivo. Ha un grappolo più pesante e una maturazione anticipata che determina una maggiore acidità ma un minore tasso zuccherino. L’area beneventana dopo l’abbandono della vocazione a produrre uve da taglio inizia a riscuotere un maggiore successo e non mancano vini di prestigio.

Aglianichello. E’ diffuso in provincia di Napoli in particolare nell’area vesuviana. Ha grappolo e acini di dimensioni ridotte rispetto ai due precedenti biotipi ed è caratterizzato da una maturazione anticipata. Fornisce i risultati migliori con allevamenti a spalliera.

Aglianico del Vulture. E’ diffuso nell’area del Vulture, in Basilicata. E’ geneticamente identico all’Aglianico ma ha avuto un’origine, una storia e una diffusione indipendente. In Basilicata è presente nell’unica DOCG Aglianico del Vulture Superiore e nella DOC Aglianico del Vulture. Il vino che ne deriva rappresenta uno dei vini rossi italiani più importanti.

Il vitigno è presente anche nel salernitano nella zona del cilento in cui sono presenti terreni con caratteristiche molto ostiche. L’Aglianico è situato sui territori costieri ad un’altitudine compresa tra il livello del mare e i 600 m slm. La zona è caratterizzata da suoli argillosi e calcarei con poco drenaggio e con un pH alcalino derivante dall’eccessivo calcaree che produce deficienze nell’assorbimento e nella presenza dei nutrienti.

In Campania il vitigno è presente in due DOCG quali Aglianico del Taburno e Taurasi e in ben sette DOC quali Irpinia, Sannio, Falerno del Massico, Galluccio e Cilento e come vitigno minore nelle DOC Campi Flegrei e Penisola Sorrentina.

L’Aglianico non è un vitigno semplice e non fornisce gli stessi risultati ovunque ma al contrario ha bisogno di condizioni idonee per potersi esprimere adeguatamente. La diffusione esclusiva nelle aree meridionali dell’Italia è legata alla tardiva maturazione dell’uva che necessita di opportuna insolazione tradotta in estati e autunni caldi e prolungati. Inoltre, ha necessità, al fine di sviluppare precursori aromatici che garantiranno il profumo dei vini, di importanti escursioni termiche giornaliere. In assenza di tali caratteristiche ritroveremmo acini non perfettamente maturi con una bassa gradazione zuccherina e ricchi di acidità. Anche la pioggia eccessiva risulta dannosa in quanto può generare la nascita di muffe. Per tali motivi la vendemmia non inizia mai prima della metà di ottobre e può prolungarsi fino a fine novembre. Per quanto concerne i terreni il vitigno non è molto esigente anche se si esprime al meglio su terreni vulcanici ricchi di minerali. L’uva raggiunge la piena maturazione polifenolica, circa 7-8 giorni dopo aver raggiunto la massima concentrazione zuccherina con una maggiore cessione di antociani delle bucce e minore di tannini astringenti dei vinaccioli con contemporaneo abbassamento dell’acidità. Il risultato finale deriva in vini più equilibrati e rotondi. L’area di elezione che riunisce tutti i pregi descritti precedentemente è sicuramente l’areale di Taurasi da cui derivano vini a base di Aglianico di grande prestigio tanto da annoverarsi tra i grandi vini rossi italiani.

I caratteri comuni dei vini a base di Aglianico, generalmente, sono un colore non tropo intenso, una componente olfattiva legata ai sentori fruttati tipicamente di frutti rossi quali mirtillo, mora, fragola e ciliegia. Frequentemente si percepiscono anche profumi  di radice e liquerizia. Inoltre, in quelli derivanti dal biotipo di Taurasi troviamo, di frequente, anche note balsamiche e speziate come chiodi di garofano e pepe nero. Ultima componente comune è una forte componente acida.

Concludendo possiamo affermare che l’Aglianico rappresenta il principe dei vitigni autoctoni campani infatti, dalle sue uve, delle zone più vocate, si possono ottenere vini di grande pregio, carattere, finezza e personalità in grado di evolvere in lunghi invecchiamenti.